In questa giornata dedicata a San Valentino, patrono degli innamorati, voglio raccontare storie di cavalieri e di baci.
In realtà sto pensando a un cavaliere in particolare, ma soprattutto alla sua statua, destinataria di innumerevoli baci fino a qualche tempo fa…
Il suo nome è Guidarello Guidarelli, conosciuto da tutti a Ravenna per il suo monumento funebre, conservato oggi presso il MAR, Museo d’Arte di Ravenna.
Guidarello nasce a Ravenna, intorno alla metà del 1400 quando, da pochi anni, la città è sotto il dominio della Repubblica di Venezia.
La famiglia è di origine fiorentina e di stirpe nobile: già fin dai tempi del Sacro Romano Impero si contano numerosi conti e cavalieri.
La sua origine patrizia lo porta a sposarsi con un’appartenente della nobile famiglia ravennate, Benedetta Del Sale.
Per Guidarello si rinnova la tradizione di famiglia quando, molto giovane, viene nominato cavaliere dall’imperatore Federico III d’Asburgo.
Combatte così numerose battaglie e partecipa a diversi assedi, al fianco dell’esercito della Serenissima Repubblica di Venezia e di alcuni famosi capitani di ventura dell’epoca.
Papa Alessandro VI Borgia nota il suo valore sul campo affiancandolo al figlio Cesare, meglio conosciuto come il Valentino, che è anche Duca di Romagna.
Guidarello è una delle figure chiave nel processo di annessione dei territori di Romagna da parte del Valentino, ma contemporaneamente è “l’agente segreto” dei veneziani.
Sulla sua morte, avvenuta a Imola nel 1501, sono fiorite nel tempo diverse ipotesi.
La prima, sostenuta dagli studiosi ravennati Corrado Ricci e Pier Desiderio Pasolini ritiene che il condottiero ravennate sia stato vittima di una vendetta.
Durante i festeggiamenti per il Carnevale del 1501, nel corso di un gran ballo in maschera, Guidarello viene ferito a morte.
In effetti il doppio ruolo di membro dell’esercito pontificio e di informatore della Repubblica di Venezia è un valido motivo per la sua uccisione.
Così il suo signore, Cesare Borgia, ordisce una congiura per eliminare dalla sua corte un personaggio tanto infedele e scomodo.
Però, nel 1930 lo studioso Augusto Campana, bibliotecario e filologo, trova un documento dell’epoca che ci racconta una storia completamente diversa.
La cronaca ci tramanda che, in occasione del gran ballo mascherato, Guidarello presta una sua camicia finemente ricamata in oro al nobile Virgilio Romano.
Qualche giorno dopo quest’ultimo rifiuta di rendere questo indumento prezioso e da qui scaturisce una scaramuccia che, come di consuetudine all’epoca, finisce con un duello.
Il condottiero ravennate avrà la peggio e morirà qualche giorno dopo, vendicato da Cesare Borgia che farà decapitare l’assassino.
Durante i giorni di agonia, Guidarello detta il suo testamento: il suo desiderio è di tornare alla sua città natale, Ravenna.
Per questo dà indicazione che la sua sepoltura avvenga nella cappella della famiglia Del Sale, sita nella basilica di San Francesco , disponendo un lascito per il suo abbellimento.
Le parole di Bernardino Lidio Catti, poeta e giurista ravennate, contemporaneo di Guidarello inquadrano perfettamente il sentimento dell’epoca:
Gloria del bellicoso Marte e della dotta Minerva, fama e decoro.
Qui è posto il cavalier Guidarello. […]
Ora giace in quest’arca, poverino.
O passeggero, dà tu pietose lacrime.
Lo impone il riguardo a un tanto bene perduto.
Come prostrato fu Guidarello da vivo,
così rigoglioso risorga un giorno dal sepolcro.»
(Bernardino Catti, La morte di Guidarello cavaliere ravennate, 1502).
Nel 1525 la moglie Benedetta commissiona una lastra tombale che raffigura il cavaliere in armi, sul letto di morte.
Le mani sono incrociate e poggiano su una spada, le spalle sono ricoperte da due teste leonine e si intravede la cotta che affiora sotto l’armatura.
I piedi sono protetti da calzari mentre il volto è reclinato, sul cuscino funebre, mostrandoci il volto ricavato dalla maschera funeraria di Guidarello.
L’opera è tradizionalmente attribuita a Tullio Lombardo, scultore e architetto veneziano, secondo un documento del 1525 che ne attesta il pagamento.
Lo scultore è un membro di una famiglia di artisti: il padre Pietro ha scolpito il bassorilievo nel sepolcro di Dante Alighieri.
Tuttavia, recentemente alcuni storici dell’arte hanno avanzato l’ipotesi che la lastra tombale conservata al Mar non sia l’originale, ma si tratterebbe di una copia ottocentesca.
Infatti, dopo essere stata collocata nella cappella della famiglia Dal Sale, nella basilica di San Francesco, la statua approda nel Quadrarco di Braccioforte.
Nell’Ottocento si sposta all’Accademia di Belle Arti e qui si riproducono diverse copie dell’opera: forse la statua al MAR è una di queste?
In seguito, ripara in una villa di campagna, per sfuggire a eventuali danni causati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, per poi arrivare al MAR.
Al di là del mistero sulla sua originalità o meno, la statua funebre di Guidarello Guidarelli è celebre per un altro motivo… una leggenda!
Si credeva che le fanciulle che avessero baciato le fredde labbra di marmo del cavaliere si sarebbero sposate entro un anno.
Nelle riviste femminili degli anni Cinquanta e Sessanta si riporta questa leggenda romantica, così la fama della statua raggiunge l’apice della sua storia.
Ecco, quindi, che il povero Guidarello riceve milioni di baci, facendo inorridire – ovviamente – i conservatori dell’opera d’arte.
Le macchie di rossetto sulla superficie di marmo mal si conciliano con le esigenze di tutela e conservazione del patrimonio artistico!
Tra i tanti baci si registra un celebre scatto dell’attrice Sydne Rome, nell’atto di avvicinare le sue labbra a quelle del nostro Guidarello.
Si tratta di una scena del film “La ragazza di latta” (1970) di Marcello Aliprandi, ambientato anche nell’area della Colonia Varese di Milano Marittima.
Oggi, San Valentino, invito tutti a baciare mariti, fidanzati, parenti e amici e a lasciare al nostro immaginario queste storie di cavalieri e di baci!
Dopo aver letto la storia di Guidarello è obbligatoria una visita a Ravenna!